ESTETICA KAMIKAZE

presupposti per un'arte marina




Per un'estetica del flusso di pensiero nel divenendo.
Si tratta di lanciarla sull'onda al momento giusto per farla rimbalzare verso un punto preciso nell'obbiettivo. Si farebbero così centri in successione all'interno di una stessa azione preparata in silenzio. 
«Senti l'onda?».
Dopo tutto non rimane molto tempo… siamo rimasti soli a lungo… non ricordo più dove sei… Dopo l'esplosione ci trovammo in una zona senza più cielo. Probabilmente l'ossigeno era rarefatto, il pensiero si muoveva con difficoltà e una strana ilarità prese a farci perdere il tempo rimasto. La sensazione era quella di girare in tondo: sembrava cioè di ritornare al punto di partenza, al Cancello. Misi le mani nella polvere…
(esterno)
«Mi servono più teste appese, il metallo porterà il potenziale elettrico li dove serve, in precisa autonomia. Amici i tempi sono ormai tanto maturi da iniziare a marcire, ci dobbiamo spostare se vogliamo resistere ancora. E' necessario uno slittamento sul piano della materia inconsistente»
«Il vento divino ci scorre in gola, la Signora è pronta! Orgasma spruzzando liquido prostatico; l'onda è veloce, sicura e lunga, il cammino finisce qua». 
C'è silenzio e freddo; nel bianco tra il cielo e il mare, trovo un punto. Un segno, registro forse per l'ultima volta la mia voce.
Questa maniera di intendere l'Arte è Gesto partecipante ad un'indagine spirituale. Precipitiamo in riti destabilizzanti: vortici utili e utilizzabili.  Non cercando il modo di rappresentare una misura, un canone o qualsivoglia valore, si affonda nella materia inconsistente, altrove si creano tracce di opere. Ci si rapprende. Da questo punto di vista.
«Parlo del superamento dell'istinto di sopravvivenza! ».
Arcate dentarie consunte dallo spasmo nervoso. Scimmie cannibali invadono il mio spazio verde. Mi devo preoccupare più del popolo vicino che di noi stessi?
Non si tratta certo di presa di posizione, ma di piacenze voluttuose sedimentate dietro la corteccia celebrale, azioni ghestaltiche che stento a voler confrontare con i tuoi giocatoli erotici, ma sono poi portato dall'istinto ad insinuarmi fin dove l'uomo è riuscito ad infiltrarsi. E' esercizio maniacale, masturbazione in stato alterato di coscienza. Un colpo che riesce a sezionare il Tempio di netto senza dar scampo a nessuno. Preghiere rivolte a divinità molto più antiche di quello che dichiarano.
La storia riporta fatti troppo proporzionati per credere che sia effettivamente andata così: siamo giunti al punto in cui l'effetto è l'apice del ritrovamento; d'altronde non ci ricordiamo più chi ha definito la questione, forse un bovino americano estraneo al suo sistema (l'importante era avere sempre una chitarra nella stanza da bagno, ed essere divorati dall'interno), ma ora le cose cambiano forma, noi siamo in territori inesplorati e non ce ne accorgiamo, d'altronde non ce ne frega niente. Le nostre risultanti fisiche ci inducono a pensare che non va bene, altresì non abbiamo bisogno se non di te.
Stiamo creando spazzi introversi e ci diamo conto di essere inadeguati: non tocchiamo terra e colonne di luce partono dai nostri crani lucidati a cera, siamo troppo leggeri! 
«No! Non ricordo, tutto è perso sotto il vestito della suora, tutto è blu. Un sole perpetuo. Onde sonore che mi scuotono da sotto al materasso»
«Non mettere i piedi oltre: il pericolo concreto è quello di essere divorati dagli odori di un mondo stupido». 
Noi siamo vivi…
«Focalizzare lo schianto!»
«Inutile?»
«Gutai è per sempre!».
Sbaglio: mancando l'obbiettivo si fallisce per morire tra le onde. Coscientemente? Non siamo stati preparati alla Poesia! E' ciò che avviene durante la costruzione dell'opera nelle sue quattro fasi: ideazione, progettazione, realizzazione, espulsione: bandire l'opera, se dichiarata, in un dato momento, finita, per il momento! Non essendoci imperatori solari ne isterie politiche ma connessioni spirituali e culturali, si toccano altezze rovesciate percepibili solo nel frattempo, solo cioè nel "Gesto Durante il Mentre", quindi nello spazio-tempo nel quale vengono esperite, contenute, condivise, consumate e metabolizzate tutte queste cose che chiamate affettuosamente Arte.
Siamo oltre il limite, non diamo se non a chi è disposto a perdere sangue. Non v'è messaggio alcuno. 
«Le famiglie sono finalmente aperte, l'ospite non è cibo e il grande uccello descrive cerchi sopra la nostra casa».
In verità però non possiamo lavorare per Noi, l'Arte non lo permette.
Lo schianto in mare. 






Giacomo Della Maria

bologna, 29 06 2012

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